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"Frazione dimenticata" a Torreano, il sindaco: "In arrivo 225 mila euro"

Nei prossimi giorni saranno a disposizione del Comune di Torreano già i primi... Leggi tutto...

IMAGE La frazione dimenticata e l'appello della giovane coppia: "Come faremmo se ci fosse un'emergenza?"

Mirko Martinig e Jessica Russian, due ragazzi rispettivamente di 30 e 29 anni,... Leggi tutto...

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NOTIZIE TORREANESI

I problemi delle Valli stasera in assemblea

Messaggero Veneto - 03 dicembre 2010 pagina 15 sezione: UDINE

SAN LEONARDO. Stasera alle 19.30 nella sala polifunzionale della scuola media di San Leonardo ci sarà un incontro organizzato congiuntamente dai sindaci delle Valli del Natisone compreso Torreano e Prepotto e dalle segreterie dei partiti di centro-destra per analizzare discutere e ascoltare le problematiche del territorio, recepire le aspettative degli amministratori e dei cittadini in relazione allo stato attuale e alle previsioni di sviluppo del territorio. Ogni sindaco avrà modo di parlare del suo comune e delle sue peculiatà facendo presente le difficoltà e le richieste. All'incontro pubblico è invitata tutta la cittadinanza delle Valli del Natisone. Saranno presenti all'incontro assessore e consiglieri regionali e provinciali. Si parlerà anche della riforma delle Comunità montana.

Pagavino presenta il suo libro

iocorroMercoledì 15 dicembre 2010 alle ore 18.00
Presso la sala consigliare del comune di Torreano Brunello Pagavino presenta il suo ultimo libro:

IO CORRO NOI CORRIAMO
"avventure e disavventure di un podista del nordest"

Introduce la serata Antonio De Toni
Presidente della Pro Loco Valli del Natisone - Nediske Doline

TUTTA LA POPOLAZIONE E' INVITATA !

Unioni dei Comuni montani: oggi il vertice fra i sindaci delle Valli

Messaggero Veneto - 01 dicembre 2010 pagina 12 sezione: UDINE

CIVIDALE. Riprende il suo iter, la riforma delle Comunità montane del Friuli Venezia Giulia: l'assessore regionale Andrea Garlatti ha convocato per oggi i sindaci dell'area montana per un confronto sul disegno di legge che porterà all'istituzione di nuovi enti territoriali sovracomunali, le Unioni dei Comuni montani. «Ma le Valli del Natisone sembrano intenzionate a proporre una soluzione in controtendenza», accusa il sindaco di Pulfero, Piergiorgio Domenis, unico primo cittadino schieratosi contro l'ipotesi di far aderire le nove realtà comunali valligiane ad un'Associazione intercomunale ("priva di personalità giuridica") che ha per capofila Cividale e che si estende fino a Pradamano e Pavia di Udine. In una recente riunione fra i sindaci di Torreano, Pulfero, San Leonardo, San Pietro, Savogna, Stregna, Grimacco e Drenchia, il rappresentante del Comune di Cividale (il consigliere regionale Roberto Novelli) e l'assessore regionale agli enti locali Garlatti, «i primi cittadini, escluso il sottoscritto - rincara Domenis -, hanno caldeggiato con insistenza l'adesione a tale associazione, senza definirne le competenze». «Gli amministratori del Pdl - continua - mirano a sconfessare il ruolo che la Comunità montana ha avuto in passato e fanno intendere che il personale in essere non è idoneo a gestire il territorio valligiano: io invece ritengo che gli ottanta dipendenti dei nove Comuni e quelli della Comunità montana commissariata siano più che sufficienti per amministrare un comprensorio di poco più di 9 mila anime. Sostenere che l'ente montano non ha funzionato significa far torto alla realtà. Non capisco come si possa pensare ad una soluzione che darà a Cividale competenze e incombenze: mi preoccupa il silenzio dei miei colleghi, che stanno appoggiando una proposta che lo stesso assessore Garlatti, all'inizio, non condivideva. Le Valli devono porsi in collaborazione attiva con Cividale: non vorrei, al contrario, un ritorno a epoche in cui il nostro territorio era succube della città ducale». (l.a.)

 

Il fotovoltaico a Togliano

Messaggero Veneto - 22 novembre 2010 pagina 21 sezione: SPECIALI

TORREANO. Valchiarò è una bella storia di tradizioni familiari e amicizia, di buon vino e di rispetto per l'ambiente. La scorsa settimana l'azienda vitivinicola Valchiarò, a Togliano di Torreano (centro famoso per la lavorazione della pietra), ha inaugurato un impianto fotovoltaico che, costituito da una ventina di pannelli montati sui tetti dei locali, le garantiscono ampiamente l'autosufficienza dalla rete elettrica. All'inaugurazione erano presenti molti amici ed estimatori dell'azienda viticola, assieme al sindaco, Paolo Marseu, al consigliere regionale Alessandro Tesolat, all'onorevole Angelo Compagnon e ai rappresentanti di CreditFriuli e di Coldiretti. «L'idea di dotarci di un impianto fotovoltaico ce l'avevamo già da quando abbiamo costruito la nuova cantina perché l'attenzione al risparmio energetico e al consumo critico e ragionato fanno da sempre parte della nostra filosofia aziendale», spiega uno dei sei soci, Lauro Devincenti proseguendo con un esempio pratico: «Quando abbiamo iniziato a costruire la cantina abbiamo trovato una sorgente e quell'acqua, debitamente convogliata, la utilizziamo per la climatizzazione. E oggi grazie al fotovoltaico proseguiamo sulla strada del risparmio e dei tagli agli sprechi: l'impianto, oltre a produrre tutta l'energia di cui abbiamo bisogno, abbatte l'emissione di Co2 in atmosfera di 28 mila chili l'anno». Le visite sono ben accette tutti i giorni nel pomeriggio quando c'è sempre uno dei titolari. Info: www.valchiaro.it. (c.b.)

Accuse infondate, impresa a rischio

Messaggero Veneto - 19 novembre 2010 pagina 11 sezione: UDINE

di ANTONIO SIMEOLI TORREANO. Sono entrati nel tunnel tre anni fa quando un esposto ha avviato una serie infinite di indagini sulla cava di pietra Piasentina nelle valli del Natisone che costituisce il cuore della loro attività di marmisti. In mezzo si sono visti riversare una serie di accuse (anche penali) pesanti e pure una multa da 140 mila euro. Ora, tre anni dopo, tutto si è risolto in una bolla di sapone. Ma l'azienda, di Bruno e Andrea Rossi, trent'anni di storia, rischia seriamente di chiudere i battenti. «Dopo un calvario di tre anni il Tribunale di Udine in giugno ci ha dato ragione respingendo tutte le accuse della forestale e del Servizio geologico - spiega Andrea Rossi - nel frattempo però senza poter utilizzare la cava di Clastra, quella al centro dell'indagine, abbiamo perso clienti, abbiamo dovuto rinunciare a 4 dei 12 operai. Siamo sull'orlo del crack». E ora chi li risarcirà? E, soprattutto, quando accadrà? «Quattro-cinque anni solo per un giudizio di primo grado - spiega Maurizio Conti, l'avvocato degli imprenditori. E per i miei assistiti e un tecnico della cava rimane ancora in piedi un procedimento penale dal quale però contiamo di uscire rapidamente». Insomma, quella della Rossi Marmi snc è una dei tante storie di giustizia diventata in-giustizia. Tutto è iniziato a fine febbraio del 2007 quando un esposto presentato da un cittadino aveva avviato una serie di ispezioni e controlli sulla cava di Clastra. Corpo Forestale, Servizio geologico regionale avevano in breve formulato una serie di accuse pesanti. Due le più gravi. «Accusavano i miei clienti di aver eseguito l'escavazione a meno di venti metri dalla strada - spiega l'avvocato Conti - e di aver scavato una quantità superiore a quanto consentito dall'autorizzazione. Reati gravi, anche penali». Parte un braccio di ferro tra l'impresa e la pubblica amministrazione. Una si dice innocente e invoca nuove ispezioni, l'altra, attraverso il Servizio Geologico, risponde un anno dopo l'inizio dell'indagine con una sanzione di 140 mila euro e l'atteso no alla proroga per lo sfruttamento della cava perchè la legge vieta a un'impresa "indagata" di continuare l'attività estrattiva. Risultato: la Rossi Marmi si trova senza cava, con un conto da pagare di 140 mila euro e con gli affari che vanno a rotoli. Senza cava non c'è la pietra, senza pietra gli operai non hanno lavoro, e infatti in due anni 4 dei 12 dipendenti se ne vanno così come le commesse. «Dai 700-800 mila euro di fatturato - spiega l'imprenditore - ci siamo trovati a 400 mila euro scarsi con il mercato italiano, 90 per cento del globale prima dell'inchiesta, perso e solo poche soddisfazioni dalle esportazioni». Lo scorso giugno poi l'epilogo, amaro. Il Tribunale di Udine, sezione civile, ha giudicato infondate le accuse di Forestale e Servizio Geologico. Tutte, eccetto una mini-multa da 800 euro per uno scavo leggermente non conforme al progetto. Tempesta in un bicchier d'acqua. In più (beffa) il Tribunale ha condannato la Regione al pagamento delle spese di giustizia. Insomma, l'indagine si è rivelata un buco nell'acqua. E l'azienda è in affanno, senza cava e ordini. E in attesa di un risarcimento che rischia di arrivare quando sarà troppo tardi.

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